La Biblioteca de la Sociedad Suiza de Paysandú les da la Bienvenida a su Blog

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EL BLOG DE LA BIBLIOTECA FRANCISCO PONCINI DE LA SOCIEDAD SUIZA DE PAYSANDÚ ES EL REFLEJO DE LAS ACTIVIDADES DE LOS DESCENDIENTES DE SUIZOS EN URUGUAY, ASÍ COMO DE ACTIVIDADES CULTURALES DE NUESTRO PAÍS Y DE LA MADRE PATRIA SUIZA. TRATAMOS DE DIFUNDIR LAS BELLEZAS NATURALES DE URUGUAY Y SUIZA EN ESA INTEGRACIÓN NATURAL QUE VIVIMOS LOS HIJOS, NIETOS Y BISNIETOS DE AQUELLOS EMIGRANTES SUIZOS QUE VINIERON A URUGUAY Y LA REGIÓN EN BUSCA DE PROGRESO. QUE APORTARON TANTO A LA CONSTRUCCIÓN DE LOS PAÍSES DE LA REGIÓN EN PARTICULAR DE NUESTRO QUERIDO URUGUAY. COMO ES EL CASO DEL MAESTRO DE OBRAS FRANCISCO PONCINI. A QUIEN DEBEMOS EL NOMBRE DE NUESTRA BIBLIOTECA Y BLOG.

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domingo, 31 de marzo de 2013

DESDE EL TICINO, NUESTROS FAMILIARES VÉSCOVI BRAVI, NOS ENVÍAN ESTAS IMÁGENES QUE COMPARTIMOS, PARA DESEARLES A TODOS, UNAS FELICES PASCUAS DE RESURRECCIÓN.

                         FELICES PASCUAS EN EL COMIENZO DE LA PRIMAVERA 2013.

                      COMIENZO DE LA PRIMAVERA 2012 . IGLESIA DE MAROLTA.

TORNEO DE GOLF EN NUEVA HELVECIA


El pasado Viernes 22 la Embajada de Suiza, el Municipio de Nueva Helvecia, la Intendencia de Colonia, el Hotel Sheraton y la Cámara de Comercio Suiza- Uruguaya, organizaron el torneo de Golf de beneficencia segunda edición, copa Lugano, Quinto, Colonia, Nueva Helvecia, la misma tuvo lugar en el Hotel Sheraton de la ciudad de Colonia del Sacramento, fue una jornada exitosa dado el clima y el entorno. La institución de Nueva Helvecia beneficiada en este 2013, fue CADIS, a la cual se le entregó  la suma de $ 16.000 pesos uruguayos. 



                                                                                                     Nelson H. Barreto Bratschi
                                                                                             Encargado de Prensa y Difusión
                                                                                             Comunicado 3








lunes, 18 de marzo de 2013

"Il Luzzone svela i suoi segreti" Testo e foto di Mara Zanetti Maestrani. Voce di Blenio

COMPARTIMOS ESTE MATERIAL QUE  EL 20 DE MARZO DEL CORRIENTE AÑO LA AGT (ASOCIACIÓN DE PERIODISTAS TICINESES) ENTREGA COMO PREMIO A MARA ZANETTI DE MAESTRANI EN EL CONCURSO BIENAL POR SU TRABAJO LAGO LUZZONE QUE COMPARTIMOS A CONTINUACIÓN.

"DESDE EL BLOG DE LA BIBILIOTECA DE LA SOCIEDAD SUIZA DE PAYSANDÚ NUESTRAS MÁS SENTIDAS FELICITACIONES A ESTA PERIODISTA Y AMIGA DE NUESTRA SOCIEDAD.

MAESTRA ROSA BRAVI" .

 

DICEMBRE 2011/7 voce di blenio


Il Luzzone svela i suoi segreti 

Testo e foto di Mara Zanetti Maestrani



L’ho visto dalla Töira, in novembre.

Era straordinariamente vuoto. Ho
deciso di andare a vederlo da vicino,
poiché quasi non ci credevo. Così
vuoto non l’avevo mai visto. Qualche
giorno più tardi, sempre accompagnata
da sole, caldo e cielo blu di
un novembre pure straordinario, ho
scattato alcune foto dalla corona
della diga. Un panorama molto particolare
e suggestivo: le montagne
sullo sfondo, spruzzate da un velo
bianco di neve, con al centro il dominante
Piz Terri, si riflettevano nitide
in quella poca acqua rimasta
laggiù in fondo, oltre 100 metri più
in basso del solito. Il tutto era semplicemente
affascinante. Tutt’attorno
un silenzio quasi surreale. Al posto
dell’acqua: dune, piccole e grandi
montagne, tutte spoglie, dall’aspetto
desertico, quasi lunare. E la
sensazione che il lago Luzzone, ora
scoperto e indifeso, stesse svelando
per forza di cose i suoi segreti.
Questa vista non mi bastava: sentivo
che dovevo tornare lassù e… andare
giù, dove solitamente sta l’acqua. A
curiosare.
Il 29 novembre, a pomeriggio inoltrato,
torno alla diga. Alle 15 sono a
Garzott. Il sole si appresta a scendere
dietro la Töira, ma non fa freddo
in questo sempre generoso noviembre
Da Garzott la vista, là in fondo,
sulla pancia della diga è sorprendente.
Quasi desolante. Un’imponente
e maestosa diga che non sorregge
più nulla se non se stessa. Il
tempo stringe e la tentazione di
scendere è troppo forte. Da Garzott
il pendio si abbassa dolcemente.
Presto l’erba sotto ai miei piedi lascia
il posto alla ghiaia, ai sassi e più
giù ad un misto di sabbia e melma
scura. Qua e là una lattina arrugginita.
O pezzi di vetro. E qualche impronta
di selvatici. Anche di scarponi.
Qualcun’altro è stato là, mosso
forse dalla medesima curiosità. Poi
le impronte si perdono. Arrivo ad un
masso enorme e continuo a guardare
sulla sponda destra, affascinata,
sorpresa e nel contempo triste nel
vedere tre, quattro, cinque, sei e più
resti di mura delle cascine di quello
che, cinquant’anni fa, era il Monte
Cavallo. Sono rimasti dei «quadratini
» di pietre su un terreno scuro.
Penso a chi li ha costruiti, a chi ci ha
vissuto e lavorato, alle bestie che vi
hanno trovato riparo. E mi pervade
un senso di tristezza… Tutto questo
sacrificato per far spazio a tanta acqua,
tantissima acqua. Certo, mi dico
subito, se io ora posso lavorare da
casa accendendo con un semplice
«clic» il computer, lo devo anche all’acqua
accumulata. Il progresso
comporta anche dei sacrifici. Presa
da questi pensieri, non mi accorgo
quasi che, nei pressi dell’enorme
masso, sto «camminando» proprio
sui resti delle cascine di Al Sasso.
Un sussulto: certi muri sono ancora
in piedi. Nei pressi di un altro grande
masso, ci sono due paletti fissi
nel terreno. Da quanto sono lì? Chi
li ha messi? Per un attimo mi pare
che il tempo si fermi. Fa troppo silenzio.
Sono in un luogo dove un
tempo, non poi secoli fa!, c’erano
erba, fiori, alberi, cascine, uomini e
animali. Vita. Ora tutto è stato rapito
dall’acqua, reso freddo e anonimo.
Mi chiedo cosa proverebbe chi ha
vissuto e lavorato in quelle cascine,
ad essere lì al mio posto, in questo
momento. La parola «nostalgia»
non basterebbe certo a raccogliere il
turbinio di tutti i suoi sentimenti.
Mi spingo un attimino più in basso
ancora. Il terreno si fa nero, melmoso
ma duro. È come uno strano deserto
e il paesaggio tutto attorno
quasi lunare, con dune e alcune
«montagne» d’un color ruggine.
Ora si sente il rumore del torrente
giù in basso che, dopo aver percorso
le gole della Piotta, scorre sinuoso
verso la diga, formando ampie anse.
Chissà se una volta era così?
Si fa tardi, decido di risalire. Raggiungo
il limite del lago costeggiando
un lungo muretto. Quante mani
lo hanno costruito? Quando? Sempre
camminando lungo il muretto,
improvvisamente ricalpesto l’erba.
L’erba! Sono fuori! È come riemergere.
D’improvviso mi sorprendo a
respirare a pieni polmoni. Sono di
nuovo in superficie! Che sensazione
strana…
Mi giro un’ultima volta ad ammirare
il letto del lago, così brullo e triste,
ma anche colorato e pieno di
sorprese. Ora il Luzzone, quando risplenderà
di nuovo nella sua bellezza
piena d’acqua, sarà per me un po’
diverso. L’ho conosciuto un poco
più profondamente.
Tra due giorni sarà il 1 dicembre. E
magari il letto del lago sarà ricoperto
da un fine strato di neve e ghiaccio.
Fino a quando, piano piano, in
primavera il lago tornerà a… riformarsi
e a vivere con tutta la sua acqua.
Serbando nelle sue profondità
un bel pezzo di storia e di vita della
Val Luzzone.
















Perché  il lago è vuoto


foto: Marcello Monighetti



I prossimi saranno mesi durante i quali chi vive e frequenta la Valle di Blenio, i dintorni di Biasca e la Riviera fino a Cresciano e Osogna potrà assistere a uno spettacolo insolito. Per alcuni mesi i corsi d'acqua laterali e in parte anche il fiume Brenno ritroveranno il loro aspetto naturale con portate decisamente superiori a quelle cui si è abituati.
Portate che, in sostanza, non hanno mai più mostrato dal 1953, da quando cioè le Officine di Blenio (Ofible) completarono la costruzione del loro complesso idroelettrico che si compone degli impianti Luzzone, Olivone e Biasca.
Da dicembre alla fine di aprile le condotte forzate che portano l'acqua alle ultime due centrali saranno sottoposte ad un trattamento antiruggine completo e la necessità di lavorare all'interno dei tubi costringerà a chiudere le prese che deviano le acque di riali e i torrenti nel territorio compreso tra l'Alta Blenio e Osogna.
Le OFIBLE, ci è stato spiegato alla direzione di Locarno, si stanno preparando da tempo alla delicata operazione da eseguirsi ogni 30 anni. L'investimento previsto ammonta a oltre una dozzina di milioni.
Verrà rifatto il rivestimento interno di alcuni chilometri di tubi risalenti agli anni Cinquanta. Una volta eliminato tutto lo strato protettivo esistente (con sabbiatura o con idrogetti) l'acciaio verrà nuovamente zincato e trattato. Per evitare che quest'anno l'elettricità immessa in rete subisca un tracollo a causa della messa fuori uso delle centrali di Olivone e di Biasca (una tra le più potenti in Svizzera), negli scorsi mesi il secondo produttore ticinese ha svuotato la diga del Luzzone turbinando tutta l'acqua accumulata in quota. Il bacino tornerà a riempirsi a fine inverno in modo che la sua capacità sia nuovamente disponibile da maggio, appena conclusi i lavori alle condotte. (…)
Fonte: Corriere del Ticino, 21.11.2011, DIEM

EN SUIZA VIVIMOS EL 1 ° DE AGOSTO DEL AÑO 2016

EL BLOG CUMPLE UN SUEÑO LLEGAR A AGRA. LUGAR DEL NACIMIENTO DE FRANCISCO PONCINI. EN COLLINA D´ORO.